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Il mercato dei rifiuti in Albania (parte 2)

di www.pecob.eu


Mentre continua il dibattito in corso, riguardo la possibilità di sviluppare in Albania un mercato per l’importazione di rifiuti dall’estero, la gestione dei rifiuti prodotti entro i confini dello stato balcanico risulta attualmente piuttosto carente. Tanto da porre seri dubbi sulla capacità dello stato balcanico di smaltire correttamente il possibile flusso aggiuntivo proveninte dall’estero.
La situazione interna albanese pone due ordini di problemi principali, i quali potrebbero compromettere la fattibilità di questo progetto.
Il primo problema è inerente allo smaltimento dei rifiuti prodotti attualmente dal consumo interno. Infatti rilevanti falle sono ancora presenti nelle varie fasi che compongono il sistema di gestione dei rifiuti albanesi. Il funzionamento della raccolta e dello smaltimento necessita di notevoli miglioramenti, come testimoniato dalla cronaca recente del paese punteggiata dalle proteste di diverse comunità locali alle prese con il degrado ambientale ed i pericoli sanitari dervanti da una gestione in molti casi non adeguata. In Albania infatti discariche abusive e rifiuti abbandonati nelle strade di campagna o direttamente in città non sono uno spettacolo inusuale.

I pericoli ambientali e sanitari sono notevoli sia nelle città che nei siti destinati allo stoccaggio dei rifiuti. La contraddizione tra l’inadeguatezza della gestione interna e un ultriore afflusso di rifiuti dall’estero è dunque un elemento che sconsiglierebbe di proseguire sulla strada indicata dalle istituzioni negli ultimi anni con la legislazione sull’importazione di materiali di scarto.
Un secondo problema coinvolge le frontiere e la legalità in Albania. L’importazione di rifiuti pericolosi o comuni solleva preoccupazioni riguardo il possibile incremento di traffici illegali di rifiuti che diverrebbe più probabile con l’aumento della quantità in ingresso e parallelamente dei siti di raccolta.

In particolare la criminalità organizzata, presente in Albania come in Italia ed altri paesi dell’area sud-europea, sarebbe facilitata nell’organizzare traffici illegali ed altre forma di importazione di rifiuti non registrati. Questa possibilità desta particolare preoccupazione dal momento che esistono esempi i quali attestano come l’attività di smaltimento illegale di rifiuti sia un settore nel quale la criminalità organizzata albanese e quella italiana realizzano già oggi grandi profitti. A questo riguardo, la corruzione delle amministrazioni locali che affligge l’Albania sarebbe un ulteriore
elemento facilitatore di importazioni illecite e di un allontanamento del paese dagli standard UE in materia ambientale, legale e sanitaria.
Nonostante il neo-eletto governo sia contrario alla prosecuzione del percorso intrapreso dall’esecutivo precedente in materia di rifiuti, esistono altre possibilità che siano in grado di trasformare i rischi temuti in opportunità senza abbandonare completamente la legislazione sulla gestione dei rifiuti con il conseguente mercato che ne deriverebbe.
Come detto, la gestione interna dei rifiuti pone l’Albania nella condizione di dovere recuperare molto terreno rispetto agli standard dell’Europa occidentale. A questo scopo il paese dovrà risolvere problemi complessi e superare resistenze difficili da affrontare. Una possibile strada da seguire, fino ad ora colpevolmente sottovautata, è quella di legare le proprie difficoltà con i rifiuti a quelle degli stati europei limitrofi all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità ambientale.
Difatti anche altri paesi geograficamente vicini all’Albania ne condividono alcune delle difficoltà nella gestione dei rifiuti, è ad esempio il caso dell’Italia. Le regioni meridionali italiane devono fare fronte sempre più spesso con discariche illegali mentre le regioni settentrionali sono colpite dagli effetti della combustione dei rifiuti negli inceneritori. Alcuni progressi in questo campo ottenuti negli ultimi anni, non possono cancellare l’esistenza di vaste aree della penisola che soffrono le stesse difficoltà sperimentate dall’Albania.

Esperienze comuni e bisogni simili possono quindi essere alla base di una collaborazione tra imprese ed istituzioni da entrambi i lati del Mare Adriatico. Contrariamente a molti altri settori economici, la produzioni di rifiuti è ancora alta nonostante il calo dei consumi. Rispetto alle statistiche e malgrado la crisi economica continentale, il volume di rifiuti prodotti ogni anno in Europa è complessivamente in aumento. In particolare si registra un notevole aumento di rifiuti elettronici (televisori, telefoni cellulari e altri dispositivi tecnologici affini), i quali sono composti da molti metalli nocivi alla salute ed all’ambiente.
Questo rende il mercato dei rifiuti promettente anche nel futuro e contemporaneamente gli assicura un alto livello di attenzione da parte delle isitituzioni, in virtù della sua rilevanza sociale, ambientale e sanitaria. Il valore del comparto è notevole non solo per l’importanza dei servizi collegati allo smaltimento dei rifiuti. Infatti i materiali di ogni tipologia e natura che costituiscono la totalità dei rifiuti, possiedono un rilevante valore monetario, il quale spesso è seppellito o bruciato. Ad esempio, si calcola che il valore di ciò che viene sotterrato nelle discariche europee o bruciato negli inceneritori amonti ad una cifra compresa tra i 10 ed i 20 miliardi di euro all’anno.
Per di più i danni ambientali causati dai materiali contenuti in molti prodotti (come quelli elettronici) sono notevoli e con il passare del tempo non saranno più tollerabili. Ciò che ora rappresenta una grave minaccia per l’ambiente ed una fonte di reddito per la criminalità organizzata in Italia ed in Albania, potrebbe essere in futuro un settore di grande importanza economica e di alto valore ambientale.

Il riciclo, l’estrazione di parti utili e funzionanti dalla massa di rifiuti che ogni giorno vengono avviati alle discariche o agli inceneritori e soprattutto il corretto trattamento dei rifiuti pericolosi o tossici, rappresentano un mercato nel quale specializzarsi in maniera innovativa con un ritorno consistente sia in termini ambientali che economici.
La legge approvata dal governo albanese battuto nelle ultime elezioni dovrebbe guardare proprio a queste opportunità ed alle collaborazioni che esse potrebbero generare.
Le imprese italiane che operano in questo campo potrebbero essere in grado di offrire soluzioni utili e innovative, ma la possibilità stessa di collaborare in contesti esteri (geograficamente vicini e relativamente conosciuti grazie ai rapporti commerciali e culturali già esistenti) aumenterebbe anche le possibilità di investire in innovazione e sviluppo.
Unire gli sforzi tra imprenditori e know-how italiani da un lato ed istituzioni albanesi dall’altro, in una prospettiva europea comune, sembra essere una possibile via di uscita da una situazione che presenta molteplici rischi per Tirana.
Sarebbe così possibile affrontare un grave problema ambientale e sanitario in Albania, dando contemporaneamente una risposta alle richieste dell’UE in materia in vista di una futura adesione del paese balcanico all’Unione Europea. In fine, per le imprese italiane si aprirebbe un mercato estero in un settore inedito, ampliabile ad altri stati dell’area balcanica, e nello stesso tempo l’esperienza e gli investimenti da effettuare sarebbero utili anche al mercato interno italiano dei rifiuti con le sue attuali e tristemente note difficoltà.

Mirees

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